L’arte di portare la natura all’interno delle nostre case attraverso le piante è una tendenza che sta guadagnando sempre più popolarità, e a buon motivo. Oltre ad aggiungere un tocco di verde e freschezza all’ambiente, le piante offrono una vasta gamma di benefici per la salute e il benessere delle persone. Ecco perché è sempre più considerato un investimento prezioso per arricchire gli interni delle nostre abitazioni con una varietà di piante.
Uno studio della Texas A&M University, pubblicato nel Journal of Environmental Horticulture nel 2011, ha dimostrato come le piante abbiano un effetto positivo nella gestione dell’ansia, nella riduzione dello stress, nel gestire il deficit dell’attenzione, nel miglioramento della memoria e di come parallelamente riescano ad aumentare la sensazione di felicità e soddisfazione.
Questa tendenza a studiare il legame fra uomo e piante viene definita “biofilia”, una tendenza innata degli esseri umani a cercare connessioni con la natura e altre forme di vita.
Tutto questo ovviamente si può applicare anche agli ambienti lavorativi, dove anche in questo caso sono stati rilevati gli impatti positivi delle piante: maggiore produttività, creatività, attenzione, soddisfazione, autostima e gestione dello stress.
Quando si sceglie le piante da ufficio, è importante tenere conto di diversi fattori: la luce disponibile nell’ambiente, il livello di umidità e la quantità di acqua di cui la pianta ha bisogno. Possono sembrare delle banalità, ma scegliere correttamente permette di prolungare la vita delle piante e migliora la qualità dell’aria nella stanza.
Per gli uffici ben illuminati, alcune delle piante più adatte sono la Zamioculcas, la Sansevieria e la Dracaena. Sono piante che non richiedono annaffiature troppo frequenti.
Per gli uffici poco illuminati, le piante più adatte sono il Pothos, il Philodendron e la Calathea. Anch’esse non necessitano di molte annaffiature, fatta eccezione per la Calathea che predilige un terreno sempre umido.
Se invece volete scegliere in base alle proprietà della pianta, possiamo fare delle suddivisioni in base a tre macro-categorie: azione purificatrice dell’aria, resistenza, antistress.
Le piante ad azione purificante, lo dice lo stesso nome, aiutano nel mantenere una eccellente qualità dell’aria, e fra queste abbiamo: la Felce di Boston, il Filodendro, la Areca palmata e la Tillandsia Cyanea.
Le piante resistenti sono tali perché non hanno bisogno di particolari cure, per questo adatte anche alla persona con non hanno un particolare pollice verde. Fra questo possiamo trovare la Bromelia e il Pothos.
In ultimo, le piante antistress, definite tali per via di profumazioni particolari o associazioni mnemoniche che si associano alla pianta, un esempio è il bambù, legato a scenari orientali e alla filosofia zen, oppure la Melissa con il suo intenso aroma di limone.
Particolarmente indicati per gli ambienti di lavoro che non hanno molto spazio a terra per posizionare vasi per le piante. Si tratta di pareti vegetali “verticali”, dei veri e propri allestimenti fatti con piante che vengono posizionate in appositi supporti fissati sui muri o pareti degli uffici.
Le pareti verticali si dividono in due principali categorie: il verde stabilizzato ed il verde vivo.
Il verde stabilizzato è quello di più facile gestione, non richiede nessun tipo di manutenzione e si adatta perfettamente a qualsiasi superficie interna: dalle pareti ai soffitti.
Il verde vivo invece necessita di maggiore attenzione e da una minima manutenzione, soprattutto è importante la presenza di acqua e luce naturale.
Le pareti verticali sono decisamente una soluzione innovativa e affascinante, una soluzione che mostra come l’architettura si leghi sempre di più alla natura: sono una dimostrazione di creatività e design all’avanguardia, ma non solo, rappresentano anche un impegno verso la sostenibilità ambientale, migliorando la qualità dell’aria, contribuendo al benessere mentale e creando spazi unici in cui vivere, lavorare e condividere momenti.
Parlano di noi anche sul numero di Settembre della rivista “IoArch” (a partire dalla pagina 139).
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